La Vita della Comunità
L’ordine dei Servi di Maria
Simbolismo dell’abito di noi Servi di Maria
Nel medioevo, tempo in cui nasce il nostro Ordine, l’abito era un segno di appartenenza ad una famiglia religiosa o ad altre compagnie e aggregazioni ed era anche carico di simbolismo di una spiritualità, di arti e mestieri.
Esso per noi, ha un significato mariano.
Tre fonti storiche lo spiegano chiaramente.
«… la gloriosa Vergine Maria, devotamente invocata, apparve in visione al beato Pietro e lo assicurò di tutto. Di più dimostrò come questo abito che ora, rivestiamo, i frati del nostro Ordine avrebbero dovuto in seguito indossar sempre, a manifestazione dell’umiltà della stessa Vergine Maria e a chiara significazione del dolore che Ella soffrìnell’amarissima passione del Figlio suo».
«Se volete sapere della nostra nascita, siamo nativi di questa città Firenze; se domandate di che condizioni, siamo, ci chiamiamo Servi della Vergine gloriosa, della cui vedovanza portiamo l’abito; facciamo vita secondo l’esempio dei santi apostoli, cerchiamo di vivere secondo la regola del santo dottore Agostino».
«Nel mezzo (della predella) è rappresentato il momento in cui la Madre di Dio chiede ai Sette Santi fondatori del suo Ordine di rivestire l’abito nero in memoria dei Dolori da Lei sofferti nella Passione dei Figlio suo… da un lato, poco discosti appaiano tre religiosi rivesti d’abito nero…altri tre religiosi uguali ai primi stanno dal lato opposto; tutti genuflessi e guardano con grande devozione la Beatissima Vergine Maria, ai cui piedi parimenti genuflesso, c’è un settimo religioso dello stesso Ordine, al quale, come segno dell’imposizione dell’abito, la stessa Vergine Beata, prendendo con la destra il proprio velo di colar nero, glielo stende sopra le spalle ».
L’abito di vedovanza portato dalla Vergine nel dipinto del Gaddi e consegnato da nostra Signora ai nostri primi padri, come leggiamo nella Legenda, non è un elemento nuovo ed esterno al costume cavalleresco. Consolare la Regina, donna alla quale era stato prestato l’omaggio e fatto giuramento, era un dovere del cavaliere.
Indossare l’abito di vedovanza era un omaggio di pietà e significava condividere con la persona amata il dolore e il lutto. A questa condivisione del servo la Signora corrispondeva con la cortesia e la protezione.
I nostri primi padri, quando decisero di abitare insieme, «presero un mantello ed una tonaca di panno bigio», solo più tardi indossarono un abito la cui foggia era quella del tempo, ma di colore nero. Il simbolismo non è da cercarsi i nella foggia, ma nel colore. Il nero è simbolo di lutto, di
penitenza e di umiltà.
L’abito dei Servi ha un significato mariano, in quanto richiama l’umiltà e il dolore di Maria, ma nello stesso tempo è un impegno per chi lo indossa ad imitare l’umiltà di Maria per meglio servire il Signore, ad accettare i dolore e la sofferenza alla luce della risurrezione e ad essere con la Vergine li piedi delle infinite croci per recarvi conforto e cooperazione redentrice.
In segno di consacrazione e di povertà, tutti portino l’abito dell’Ordine, costituito da tonaca, cinghia, scapolare e cappuccio. L’abito è di colore nero (Costituzioni dei Servi n.63)
Il Capitolo è la riunione di tutti i frati della comunità; realizza la presenza del Signore promessa ai discepoli riuniti nel suo nome (cf. Mt 18, 20); esprime la loro comunione di vita.35. La comunità, riunita in Capitolo, approfondisce quei temi umani e religiosi che rendono più intensa la fraternità e la collaborazione apostolica; programma le proprie attività; esamina questioni pratiche; prende le sue decisioni a norma delle Costituzioni nelle materie che non rientrano nelle competenze decisionali del Priore, sia da solo, sia con il voto del suo Consiglio (cf. Cost OSM, art. 45).
36. La comunità, in sede capitolare, verifica inoltre la sua fedeltà al Vangelo e alle Costituzioni: in particolare la sua rispondenza alle necessità degli uomini, della Chiesa e dell’Ordine, l’autenticità della sua testimonianza e l’uso dei beni secondo lo spirito di povertà.
37. Il Capitolo si riunisce con regolarità, secondo la frequenza che ha stabilito, e ogni qualvolta particolari circostanze lo richiedono.
38. Il Priore convoca il Capitolo e ne comunica in anticipo l’ordine del giorno, in modo che tutti si preparino adeguatamente. Ogni frate può chiedere la convocazione del Capitolo e proporre all’ordine del giorno gli argomenti che riterrà opportuni.
39. Il Priore, con il consenso della comunità, può invitare al Capitolo ospiti e collaboratori; per la trattazione di temi particolari, preveda l’intervento di persone competenti.
40. Il Priore e ciascun frate si adeguino alle indicazioni del Capitolo e ne eseguano con lealtà le decisioni.
41. I Capitoli vicariali, provinciali e generali sono, nella vita dell’Ordine, momenti particolarmente fecondi. I frati vi apportano il frutto di esperienze diverse e l’espressione di esigenze personali e locali; esaminano e programmano gli impegni comuni con senso di responsabilità, anche verso i fratelli che essi rappresentano.
42. Si promuovano riunioni interprovinciali, provinciali e tra comunità vicine o impegnate in attività consimili, al fine di conseguire una più profonda conoscenza e comunione fraterna, una più intensa collaborazione e il comune rinnovamento. (Dalle costituzioni dei Servi Capitolo IV)
Tre sono i luoghi principali in cui si esprime il nostro vivere comune: il coro, la sala del capitolo e il refettorio, luoghi dove si sta insieme per lodare il Signore, per prendere decisioni e per consumare il pane, frutto del nostro lavoro.
Per noi Servi il capitolo è un atto cultuale che celebra la fraternità evangelica e rivela l’intensa unità di mente e di cuore. È nel capitolo che risiede per noi l’autorità. Il priore, il primo tra i fratelli, deve vigilare che le decisioni capitolari siano osservate. Il capitolo è un incontro che esige attenzione e consapevolezza: è assurdo, perciò, e fuori posto celebrarlo a tavola mentre si consuma il pasto.
Chi presiede il capitolo è il priore che, per questo, non ha l’incombenza di proporre o di fare ogni cosa o, al contrario, si sente incoraggiato a non fare nulla. Il suo ruolo è ben preciso: è quello di coordinare, stimolare, introdurre, condurre e concludere gli incontri comunitari. Il priore spiega l’ordine del giorno, che è già stato antecedentemente comunicato e corredato della necessaria documentazione, cercando di far capire bene le questioni che vengono dibattute e invitando chi ha proposto un argomento di chiarirlo nella maniera migliore. Il priore deve ascoltare tutti i frati e dare a tutti la parola, richiamando chi va fuori tema e sintetizzando alla fine i pareri emersi in vista di una eventuale votazione. La conduzione del capitolo, perciò, esige dal priore calma, tempo, ascolto e molta disponibilità. Il priore dovrà evitare di essere troppo permissivo, lasciando che qualcuno parli a lungo senza concludere nulla, o di essere troppo autoritario, concludendo il capitolo in pochi minuti e facendo approvare le sue proposte e le sue soluzioni. Il miglior metodo è quello democratico e collegiale condotto da un presidente capace e prudente che invita i frati a manifestare senza timore il proprio parere.
L’atteggiamento di ascolto non impegna soltanto il priore, ma anche tutti i fratelli. Ascoltare è sempre difficile: richiede spogliazione di sé e tanto amore verso gli altri.
I nostri primi Padri, cultori di quella “amicizia di carità” nutrita dall’amore per Cristo (cfr. Legenda de origine, 29), ci aiutino a proseguire il cammino sulla via della fraternità per rendere presente in mezzo al mondo la bellezza della prima comunità apostolica e testimoniare che l’unità è ancora possibile.
Nell’Archivio conventuale di Monte Senario si conservano libri e documenti a cominciare dagli ultimi anni del secolo XVI.
Oltre a libri di storia dell’Ordine e opere di teologia e spiritualità, deve essere ricordato innanzi tutto il codice cartaceo (cm. 20 x 14, di f. (4) 110, contenente Vera e certa origine del principio del Eremo di Monte Senario che fù l’anno 1593 descritta di mano propria del Reverendo Padre fra Bernardino Eremita l’anno 1593 … Copiata da me fra Angelico Eremita Sacerdote del suddetto Eremo l’anno 1682. Si tratta della cronaca dei lavori e di altri eventi relativi agli inizi dell’Eremo di Monte Senario, redatta da fra Bernardino Ricciolini, l’iniziatore della vita eremitica sul Senario. Il codice è stato completato nel 1718 da fra Buonfigliolo con altri documenti e notizie, ricordi relativi agli Eremi di Monte Senario, Cibona e S. Giorgio in Lunigiana, una particolareggiata nota delle spese per “muratori e scarpellini, prezzi de materiali e costo” della cisterna. L’edizione è stata curata da Franco Andrea Dal Pino e da Odir Jacques Dias, Roma, 1967.
Esistono poi due copie delle Costituzioni eremitiche del 1613, una fotocopia di parte del Libro dell’Osservanza Regolare, che regola minuziosamente tutte le azioni riguardanti il culto e la vita quotidiana dell’eremo. Il libro, compilato nel 1672, non sarà mai stampato, ma conservato in più copie dai padri dell’eremo.
La Biblioteca, che fino alla metà del Settecento si trovava nell’ala dell’attuale noviziato, fu trasportata dov’è ora nell’estate del 1886 (Memorie, p. 141). Nel 1746 gli scaffali e le grate di ferro furono eseguiti rispettivamente dai mastri fiorentini Gaetano Massai e Pietro Petralli.
Il 23 novembre 1867 furono prelevate dalla biblioteca di Monte Senario circa 1300 opere di storia, letteratura, diritto canonico, matematica, filosofia e di ascetica e suddivise tra la biblioteca Ricciardiana, Marucelliana e Nazionale (Memorie del convento di Monte Senario 1855-1903, p. 20).
La Biblioteca contiene un fondo antico con libri di teologia, ascetica, diritto canonico, geografia, scienze naturali, filosofia, letteratura latina e greca, dalla metà del Cinquecento alla fine dell’Ottocento.
La parte moderna si suddivide nelle sezioni di Sacra Scrittura, Patrologia, Liturgia. Questa sezione dispone anche di enciclopedie e dizionari.
Una seconda sezione contiene libri di teologia, mariologia, spiritualità, vita religiosa, ecumenismo. Una sezione particolare è dedicata alla storia dell’Ordine e alle pubblicazioni dei Servi.
È in corso il lavoro di catalogazione, che permetterà una facile consultazione della biblioteca e anche la sua apertura a quanti ne sono interessati.