Assunzione di Maria
Fede è accordare fiducia a Gesù di Nazareth, sospesi dal suo umanissimo stile di vita che porta a compimento l’anelito alla vita buona e la nostalgia di infinito presenti nella coscienza dell’uomo e registrati in tutti i libri religiosi dell’umanità.
Un Gesù nato da donna, Maria il suo nome, compresa e cantata dagli amici del Signore come l’aurora del sole, la terra del cielo, il grembo della Parola, colei che ha dato all’umanità il più bello e il più buono tra i figli dell’uomo, il venuto a rendere vero e attraente l’esistere, un esserci nell’amicizia Dio-Uomo-Creato in cammino verso il suo compimento, il mondo dell’amore senza odio e della vita senza morte.
Di questo Maria è icona, immagine esemplare: donna del sì all’angelo di Dio, donna del sì a dare spazio in sé al Figlio di Dio, donna del sì a generarlo alla terra e a porgerlo a ogni creatura come buona notizia di Dio. Donna a cui Dio è sì visitandola, dichiarandola amatissima di un amore che la renda bella e buona, piena di grazia, al suo cospetto, attraendola a sé per sempre. L’assunzione di Maria dice l’amore di Dio che vuole che tutti siano salvati dalla morte, dice la potenza della resurrezione: colei che riceve da lui la vita eterna, incarnazione e assunzione sono capitoli di un medesimo mistero d’amore.
Assunzione dice infine nell’uomo e nella stessa creazione, come ricorda il capitolo 8 della lettera ai Romani, ha in Maria un chiaro segno di speranza. (Giancarlo Bruni)
Lanciamo una sfida.
Quando la nostra religiosità si riduce solo ad alcuni atti cultuali e la fede in Dio non coinvolge tutta l’esistenza, il nostro essere e il nostro agire rivela che il nostro rapporto con il Signore è debole, tiepido e superficiale e formale.
Quando ci accorgiamo di essere in questa situazione l’esperienza insegna che in questi momenti dobbiamo lasciare tutto e recarci sul monte per rivedere e verificare la nostra esistenza, guardarci dentro e guarire dalla tiepidezza e riscoprire l’immenso amore del Signore per poi ritornare ad essere servitori di ogni frammento di vita.
“All’improvviso tutto scompare ed il principe si trova di nuovo nel Regno di Nessuno. A questo punto, si sente un gran rumore: forti passi si odono. Tutto è buio. Il sole sta per risorgere. Da lontano si scorgono sette luci che si avvicinano. Il principe Christian rimane a guardare e ad aspettare. Finalmente arrivano le sette luci, portate da sette frati incappucciati. Si mettono tutti e sette di fronte al principe Christian e lo guardano in silenzio. Si fa avanti un frate: “Mi presento a te, principe Christian: io sono San Alessio Falconieri, e sono stato uno dei sette Santi fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria; arriviamo dal Monastero di Monte Senario”. Il principe capisce che si trova davanti a sette Santi: c’erano infatti anche San Buonagiunta, San Buonfiglio, San Amadio, San Manetto, San Uguccione e San Sostegno. Il principe Christian si butta in ginocchio e chiede quale notizia gli portano. San Alessio gli spiega che dal Cielo gli è stata data la missione di venire qui, nella Terra di Nessuno, per portargli la Parola di oggi, 17 febbraio. San Alessio gli dice che lui è morto in questo giorno: oggi in Cielo e nella Terra si celebra la festa dei Sette Santi Fondatori, e invita il principe Christian e i lettori a seguire le seguenti letture. Appare un altare; ad un certo punto sono in una chiesa: la sua architettura è semplice, con il tetto in legno come nelle case di montagna. Tutto è in penombra: solamente le sette fiaccole dei sette Santi illuminano la chiesa. Il principe Christian è seduto nel banco a sinistra in prima fila. Ma c’è un’altra persona seduta :sei tu, o lettore, che ti accingi a leggere in questo momento. La preghiera del mattino la legge San Amadio: “Padre, fonte della vita, ti ringrazio per avermi conservato nell’essere e per avermi donato questo nuovo giorno. “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde se stesso?”: il tuo Santo Spirito scriva queste parole del tuo Figlio nel mio cuore. Che io non perda oggi me stesso, dandomi in cambio dei beni limitati e passeggeri. Sii per me difesa, o Dio, rocca e fortezza che mi salva, perché . tu sei mio baluardo e mio rifugio; guidami per amore del tuo nome. (Sal 31)
Dal romanzo IL FIGLIO NEGATO IL DIFFICILE CAMMINO DEL PERDONO di CHRISTIAN ZANON
Vincitore Premio Letterario Internazionale Lilly Brogi Firenze ed. “2012”
LETTERA DA MONTE SENARIO
SOLIDARIETA’
“Estensione e misura”. Amore solidale, verso chi? La domanda non è retorica ma decisiva, altamente provocatoria, ad esempio, per me cristiano. L’amore con il quale si è amati è al contempo a destinazione universale (Gv 3,16) e particolare nei confronti di coloro ai quali si decide di farsi solidarmente vicini (Le 10,20-37). Un amore che non esclude nessuno, un amore fino al dono di sé (Gv 13,1) e scandalosamente unilaterale (Mt 15,38-48). Il problema non è chi è l’altro e come l’altro sta davanti a te, ma chi sei tu per l’altro e come ti poni davanti all’altro. L’altro in quanto uomo avanti le sue specificazioni, ebreo-mussulmano-cristiano-buddista-induista-senza religione alcuna; buono-cattivo-giusto-ingiusto-amico-nemico; bianco-nero-giallo…In questa prospettiva educare alla solidarietà equivale risvegliare la coscienza all’urgenza di frantumare gli idoli che separano l’uomo dall’uomo spezzando il vincolo della solidarietà: l’etnia, la cultura, l’economia, la politica e la religione assolutizzati, istituzioni e mentalità esclusive e escludenti, origine di scontro e non di incontro.
Le religioni stesse qui giocano il loro senso nella storia. Relativamente al cristianesimo il perché del suo esserci ha un senso se umanità riflesso dello sguardo di fiducia, di speranza e di amore di Dio in Cristo per ogni creatura sotto il sole, semplicemente amata nel rispetto più radicale della libertà di coscienza e nell’attenzione al registro della mitezza e dell’umiltà (Mt 11,28-30). Sguardo solidale con le vittime della storia, ad esempio divenendo casa di ospitalità allo straniero che straniero non è, semplicemente fratello che bussa alla porta del cuore, della casa e del territorio. E sguardo solidale per gli stessi carnefici nella folle speranza che si convertano a servitori della carne da loro stessi ferita.A conclusione di queste parziali annotazioni possiamo dire che educare alla solidarietà è educare a un modo di essere, a uno stile personalissimo, creativo e di alto spessore umano. “Solidali di Dio”, dalla sua parte e al suo fianco, suoi alleati nel farsi compagnia umana in una passione d’amore coinvolta, trasformante e coinvolgente. Nel farsi con lui e come lui “solidali con l’uomo”, con i suoi sogni, i suoi desideri, i suoi bisogni, i suoi scacchi, il suo bene e il suo male. Dalla parte dell’uomo e al suo fianco per una storia non lupesca, non volpina ma determinata dalla logica dell’alleanza in un amore mai negato, in una custodia peculiarmente attenta ai senza diritto, ai senza giustizia e ai senza pace, in un coraggio che non teme di rivolgere alle coscienze indurite e di urlare alle istituzioni autoreferenziali il divino: “Dov’è tuo fratello? Che ne hai fatto?” Gen 4,9-10).
Giancarlo Bruni