Pittura
Il Patrimonio Pittorico del Sacro Eremo di Montesenario
Notevole è il patrimonio pittorico di Monte Senario.
Nella cosiddetta “Galleria” del convento due quadri a olio su tela sembrano di Alessandro Allori (1535– 1607): un San Girolamo inginocchiato davanti al Crocifisso, sullo sfondo di un paesaggio descritto con grande minuzia, e un San Francesco, presso un corso d’acqua e circondato da un bosco. Sono opere donate all’Eremo il 28 maggio 1598 da padre Donato, frate della Ss. Annunziata.
In “Vera e certa origine” (p. 108) si dà notizia che il 7 aprile 1602 «il Signore Paolo Ricasoli [1561-162] ha mandato all’Eremo la tavola del suo altare fatta del Cigoli Pittore».
Si tratta della tavola della Natività per la “cappella del presepio”, la prima a destra (oggi cappella di santa Giuliana) e la prima ad essere aperta dagli eremiti. La tavola è collocata attualmente nella seconda cappella di sinistra.
Di Ludovico Cardi, detto Cigoli si conservano nella sagrestia di Monte Senario due preziosi dipinti monocromi a olio su tela rettangolare, con la Flagellazione di Cristo e l’Incoronazione di spine, e nella “Galleria” del convento un Volto di Cristo, soffuso di malinconica dolcezza.
Un altro artista che ha lavorato per Monte Senario è Francesco Curradi, di cui sono stati ricordati i Crocifissi dipinti sul legno.
Di lui si conservano altre tele: un Giudizio universale (già in sagrestia e ora nella sala capitolare), Gesù nel Gethsemani confortato da un angelo e una Annunciazione (anch’esse un tempo in sagrestia, ora nel refettorio del convento), tutte databili tra il 1640 e 1650.
Tra gli eremiti stessi si annoverano due pittori: fra Arsenio Mascagni (1579-1637) e fra Giovanni Battista (Melchiorre) Stefaneschi (1582-1659). Il primo, trasferitosi alla Ss. Annunziata di Firenzeper motivi di salute e per assistere la madre anziana,fu pittore assai stimato alla sua epoca; di lui pare che non resti più nulla al Senario, eccetto una copia dell’Annunziata di Firenze, la cui attribuzione rimane comunque incerta.
Lo Stefaneschi, originario di Ronta (Borgo San Lorenzo), fattosi eremita nel 1604, fu introdotto dal Mascagni nelle botteghe fiorentine di Andrea Commodi, Iacopo Ligozzi e Pietro da Cortona, dove apprese l’arte della pittura a olio e della miniatura. Fu amico fedele di Galileo anche dopo la condanna di quest’ultimo. A Venezia, dove si era recato con l’intenzione di aprirvi un eremo, la morte lo colse improvvisamente. Nel corridoio superiore del convento sono di lui tre tele raffiguranti tre dei Fondatori dell’Ordine: il beato Manetto, con un foglio o documento nelle mani,un sigillo posato sul tavolo, in alto a sinistra lo stemma degli Antella e a destra la data 1233, anno tradizionale dell’inizio dell’Ordine; il beato Sostegno, rappresentato davanti a un tavolo su cui sono una bibbia e un teschio con Crocifisso al sommo; dietro il santo, una finestra lascia vedere un albero e un colle; il beato Alessio Falconieri, in atteggiamento estatico e con il bastone tra le mani.
Dello stesso autore è un dipinto rettangolare a olio su tela, dove è ritratto in preghiera dinanzi a un altare con un ostensorio l’eremita Angelo Maria, al secolo Filippo Guidetti (1611-1649), uomo di santa vita, che fu economo, maestro dei novizi, rettore, finendo i suoi giorni nell’eremo di Monte Urbano il 10 aprile 1649. Nello sfondo del quadro è visibile la chiesa di Monte Senario ancora senza il porticato, che fu aggiunto nel Settecento.
Nel 1634 Matteo Rosselli (1578-1650), che aveva un nipote eremita a Monte Senario, fra Ilarione, affrescò, sulla parete di fondo del refettorio del convento, una Ultima Cena che ripete l’impianto dell’Ultima Cena da lui dipinta su tela nel 1614 per il refettorio del monastero fiorentino di S. Felice in Piazza.
Il Rosselli creò altre opere per Monte Senario: il volto del Redentore, nel frontone dell’armadio delle reliquie che è in sagrestia; una tela con la Vergine che dà l’abito ai Fondatori, già nella cappella dell’Apparizione e ora nella sala capitolare.
Le Memorie dell’origine (libro VI, cap. VI) attestano che nel refettorio, sotto la «superba pittura di Matteo Rosselli», era «un quadro di altezza d’un braccio incirca … nel quale è effigiata la Vergine Addolorata; questo è stimato moltissimo ed è opera d’Onorio Marinari [1627-1715]», pittore a suo tempo molto apprezzato, oggi riscoperto e rivalutato.
L’opera del Marinari è forse da identificare in una tela della stessa misura sistemata oggi all’inizio della scala che porta al secondo piano del convento.
Nell’immagine del Pillori, la Vergine è rappresentata come addolorata, con il cuore trafitto da spade, e insieme come Donna gloriosa incoronata di stelle in un ovale affrescato da Antonio Pillori stesso nell’atrio del convento.
Dal Pillori, si legge ancora nel Libro delle Memorie, nell’anno 1754 viene «decorato»«l’antichissimo chiostrino»: otto lunette con alcuni fatti della vita dei beati Fondatori, secondo la storiografia encomiastica dell’epoca.
Del Pillori sono anche i medaglioni dell’atrio, rappresentanti i Sette Fondatori, san Filippo Benizi, il beato Giovannangelo Porro, santa Giuliana Falconieri, la venerabile Anna Giuliana Gonzaga, iniziatrice dell’Ordine a Innsbruck.
Inoltre martirio di due religiosi in Tartaria e Martirio di 64 religiosi in Praga (tutti metà Settecento). Il Pillori ha anche decorato la cappella del beato Giovannangelo Porro: sull’altare il dipinto a olio su tela con Il beato Porro che riceve dalla Vergine il Bambino Gesù; ai lati due ovali con il miracolo del grappolo d’uva e la morte del beato
Nel Settecento il soffitto della navata della chiesa accoglie l’affresco di Domenico Gabbiani (1652-1726), rappresentante la Vergine che dona l’abito dei Servi ai Sette Fondatori.
Ai lati dell’altare maggiore sono collocati le due grandi tele di Tommaso Redi (1665-1726) con la Prima Messa di san Filippo Benizi e il Miracolo dell’acqua scaturita dal monte.
Nel 1726 sulle pareti che chiudevano il coro1 furono posti sei quadri rappresentanti sei dolori della Madonna: la Fuga in Egitto2 e la Deposizione 3 di Niccolò Nannetti, la Circoncisione 4 di Gaetano Castellani, Gesù tra i dottori5 e Sepoltura di Gesù6 di Taddeo Mazzi; l’Incontro di Maria con Gesù sulla via del Calvario#7 di Antonio Pillori. Oggi resta solo la Fuga in Egitto del Nannetti.
Nel 1849 Giuseppe Bezzuoli dipinse il grande quadro dell’Assunta (dietro l’altare maggiore).
Nel 1932 furono tolte le vecchie finestre della chiesa e sostituite con vetrate a colori recanti le figure dei Sette Santi Fondatori; l’opera è di Adolfo Fanfani di Firenze che ha anche tolto dalle pareti «quel colorito celeste … e quella vernice a smalto» che rendeva pesante il complesso della chiesa (Libro di Memorie, Feste centenarie, p. 4).
Notevole l’affresco che Pietro Annigoni (1910-1988) eseguì nel 1985 per il coro con l’immagine della salita dei Sette sul Monte.
Fra le opere di valore è inoltre presente un San Pietro liberato dal carcere , di Giovanni Maria Baldassini (1540-1610) e un Sant’Antonio da Padova di Jacopo Vignali (1592 circa-1664).
Al Vignali si era rivolto fra Manetto Ferri, speziale dell’eremo, che aveva fatto la professione eremitica il 31 maggio 1602 ed era molto apprezzato dai fratelli per la sua abilità culinaria («sapeva dare a’ poveri cibi romiti sapore esquisito») per far dipingere l’armadio della spezieria dove collocare vasi di terra, di rame e di ottone. Il Vignali, apprendista alla bottega di Matteo Rosselli, aprì, una volta perfezionatosi, una propria bottega in via della Crocetta (oggi via Laura).
Altre opere, giunte a Monte Senario per via di donazioni, sono provvisoriamente conservate nell’archivio conventuale: